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La famiglia perfetta: utopia o realtà?


La famiglia perfetta esiste? La famiglia in cui non c'è mai un conflitto, si va sempre d'accordo su tutto, i bambini non fanno capricci....esiste?

Direi che una famiglia così non l'ho mai vista nei film, nè nella vita reale, al massimo nelle pubblicità della Mulino Bianco.

Eppure spesso si cerca di costruire un'immagine perfetta della propria famiglia, un'immagine intoccabile, una famiglia in cui ognuno sa perfettamente cosa fare, cosa dire, come fare. Ed è così che libri e corsi sul come essere dei bravi genitori, sull'educazione perfetta, sulle liste pratiche di cosa fare, sui punti da rispettare, diventano delle regole da attaccare sulla porta di casa.

Il punto è che si tende sempre a delegare la responsabilità delle cose che non vanno agli altri, mentre non si pensa alla possibilità di una corresponsabilità. Questo può portare a rotture, divergenze e a una mancata comunicazione.

Poche persone poi decidono di voler cambiare, ma aspettano invano che l'altro cambi. Non ci si rende conto che la difficoltà sta nel fatto di non accettare la diversità dell'altro come arricchimento, ma di vederlo come un ostacolo. E così, mentre si cerca la ragione, iniziano le incomprensioni, i silenzi, la rabbia, i sensi di colpa.

Dovremmo pensare alle famiglie come collocate su una linea immaginaria: ad un estremo ci sono le famiglie cosiddette invischiate, in cui è fortissimo il senso di appartenenza, in cui non ci sono differenze e vi è una forte vicinanza emotiva, in cui però vengono ostacolati i processi di autonomia del singolo, dall'altro l'altro ci sono le famiglie disimpegnate, in cui viene favorita l'autonomia personale, a scapito del sostegno e della solidarietà.

Entrambi gli estremi producono disagio e sofferenza interpersonale, ma anche se razionalmente si riescono a vedere le difficoltà, difficilmente da soli si riuscirà a cambiare qualcosa: perchè in realtà non si può cambiare la propria famiglia, ma solo diventare consapevoli di tutte quelle dinamiche che sono diventate parte di noi, e decidere quindi di costruire una personalità guardando sia il positivo che il negativo che ci è stato trasmesso.

Bisogna però non avere la presunzione di fare meglio o di essere meglio perchè potremmo non inceppare in alcuni errori passati, ma farne altri. Per stare bene con se stessi si deve essere in grado di essere persone flessibili, senza chiudersi in rigidi schemi, ma avendo la capacità di auto-osservazione necessaria per guardare ai propri errori e farne di questi delle risorse per i propri cambiamenti.

Dott.ssa Sara Cerasuolo Psicologa-Psicoterapeuta

Trieste


 
 
 

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