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Famiglie ricomposte


Ad oggi sono sempre più diffuse le cosiddette “famiglie ricomposte” o “nuove famiglie” a seguito di separazioni e divorzi: “ciascuno costruisce il suo modo di essere padre, madre, figlio, nonno, dando vita ad una pluralità di modi di costruirsi” (Valeria Ugazio, 2012)

Oggi si utilizza il termine “famiglia ricomposta”, evidenziando con questo aggettivo il fatto che nuovi membri entrano nella famiglia ma non si sostituiscono ai precedenti, semmai si aggiungono creando un sistema più complesso di relazioni familiari: ciò può comportare un’iniziale confusione nei diversi membri poiché questi si misurano contemporaneamente con diversi ruoli e si devono confrontare con molteplici storie, passate e presenti.

In queste famiglie accade spesso che vi si trova di fronte ad una problematicità: stabilire la funzione dell’autorità. Cosa significa questo? Pensiamo ai diversi modelli di gestione delle famiglie: la famiglia in cui il padre detiene l’autorità; la famiglia in cui vi è condivisione dell’autorità da parte di entrambi i genitori; la famiglia in cui la madre regola le questioni quotidiane e il padre interviene solo per decisioni importanti; la famiglia in cui la madre risolve i problemi e il padre si affida a lei. Nonostante la diversità dei modelli, in tutti i casi, in queste famiglie “nucleari” la funzione dell’autorità è molto ben definita (Van Cutsem, 1998)

Nelle famiglie ricomposte il quadro cambia: l’assenza di uno statuto legale che definisca legami familiari, convenzioni e abitudini sociali e familiari vanno ad aumentare le occasioni di conflitto. Questo accade perché, mentre le famiglie nucleari hanno il tempo di costruire ed elaborare regole e valori da far seguire, in una famiglia ricomposta ci si trova di fronte ad una ridefinizione ed esplicitazione di nuove regole, che devono tener conto di nuovi ruoli e nuove relazioni familiari.

Un’altra problematicità di queste famiglie è il rapporto genitori-figli, nel caso in cui uno dei due genitori abbia una nuova relazione. E’ già complicato di per sé appartenere a una sola famiglia, per cui appartenere a due famiglie diventa possibile solo se gli adulti sono in grado di garantire l’equilibrio tra il passato e il presente: essi non devono ignorare il passato ma devono fare in modo che questo non soffochi il presente, inoltre, sarebbe auspicabile che la madre ed il padre acquisito consentano e incoraggino il perdurare di questo legame. Il cambiamento così celere delle famiglie e le situazioni sempre più complesse di fronte alle quali ci troviamo, porta a riflettere anche sulle modalità di intervento da utilizzare in questi casi.

La psicoterapia sistemico-relazionale ha sempre dato priorità alla famiglia e evidenziato la necessità di convocare tutta la famiglia. Nel caso delle famiglie ricomposte, invece, per la mancanza di una storia familiare condivisa ciò potrebbe esacerbare i conflitti anziché ridurli, per cui potrebbe essere più utile lavorare di volta in volta con i diversi membri della famiglia in sottosistemi, ad esempio dare attenzione al rapporto tra genitore acquisito/figlio acquisito (Vetere, 2017).

Dott.ssa Sara Cerasuolo, Psicoterapeuta

Trieste


 
 
 

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