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E' arrivata la cicogna!


La genitorialità è una situazione evolutiva legata alla storia relazionale di ciascuno, e riattiva le rappresentazioni mentali e le passate esperienze di attaccamento con i propri genitori e i vissuti di accudimento vissuti durante l’infanzia. Il neonato interiorizza non solo la coppia genitoriale, ma anche il legame che questa ha avuto e ha con la propria storia familiare.

Diverse ricerche nell’ultimo decennio si sono focalizzate nel comprendere quanto le rappresentazioni materne e le capacità di elaborazione affettiva della donna durante la gravidanza possono incidere sulla qualità dell’attaccamento del bambino a un anno e sul suo sviluppo mentale. La gravidanza, infatti, rappresenta un momento di profonda revisione psico-affettiva e di profondi cambiamenti rappresentazionali e corporei.

Inoltre la nascita di un figlio rappresenta un punto nodale nel ciclo di vita della famiglia: in questo stadio è richiesto ai coniugi un notevole impegno, in quanto debbono farsi carico delle responsabilità genitoriali ed assumere il ruolo parentale.

Accettare il piccolo nel sistema è al contempo il compito fondamentale e quello più difficile. E’ necessario che la relazione di coppia si ridefinisca e venga a includere gli aspetti legati alla cura dei bambini, trasformandosi così da una relazione di tipo coniugale ad una di tipo genitoriale, nella quale si deve raggiungere un accordo sulla divisione dei compiti parentali.

Inoltre, i modelli di comunicazione che risultavano funzionali per la diade coniugale debbono essere modificati e adattati alla nuova situazione triadica.

E’ anche necessaria una completa ristrutturazione dei confini familiari: “si deve tracciare un confine che permetta al bambino di interagire con tutti e due i genitori, escludendolo, nel contempo, dal funzionamento specifico della coppia” (Minuchin).

La nascita di un figlio ha importanti ripercussioni: vengono a crearsi nuovi ruoli nell’ambito della famiglia di origine (nonni, zii, cugini). Inoltre, si modificano le relazioni dei coniugi con le rispettive famiglie di origine, che costituiscono tuttavia spesso un valido appoggio per i genitori, anche se talvolta possono essere vissute come intrusive. A questo riguardo il verificarsi di simili problemi è generalmente legato al mancato conseguimento da parte dei coniugi di una adeguata differenziazione dalle famiglie di origine, e all’insufficiente chiarezza dei confini tra la famiglia nucleare e quella estesa. Ad ogni modo, se questa transizione critica del ciclo vitale è superata senza eccessivi intoppi, l’esperienza dell’assunzione del comune ruolo genitoriale permette ai giovani coniugi di superare la barriera gerarchica intergenerazionale e di iniziare a comprendere meglio i propri genitori, al di là dei propri ruoli.

Oggi, molto più del passato, c’è un altro fattore da considerare: la procreazione è una scelta, un figlio scelto porta in sé notevoli aspettative. Il rischio è che il bambino diventi un “contenitore” di difficoltà o una forma di realizzazione, con la conseguenza che gli aspetti affettivi tendono ad annullare, o quasi, quelli normativi, che spingono il figlio alla realizzazione di sé.

Dott.ssa Sara Cerasuolo Psicoterapeuta


 
 
 

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